…”il dono del corpo”…
si concretizza con il rispetto, la responsabilità e la libertà
Il filo conduttore del cammino compiuto con i giovani..ssimi è legato al tema delle relazioni, presentato attraverso l’immagine della casa, metafora del luogo primario in cui vivono quotidiana- mente i nostri incontri.
Seguendo il racconto del Vangelo secondo Luca [con il modulo di apertura: “Indovina chi viene a cena?”] siamo entrati in casa di Zaccheo e abbiamo scoperto, insieme a lui, che Dio ci conosce e ci ama per primo e che solo il suo amore ci permette di amare a nostra volta. Con il 2° modulo abbiamo riflettuto poi anche su un altro tipo di “casa”: il nostro corpo. E’ attraverso il corpo che ci relazioniamo con le persone e con Dio …
… il corpo con le ali
Il corpo occupa da sempre nella chiesa una posizione centrale.
Fin dalla Genesi, nel crescendo dell’opera di creazione, al sesto giorno Dio crea l’uomo e lo definisce “molto buono”. Crea prima il corpo, a sua immagine e somiglianza, e successivamente vi soffia lo spirito.
Maria è raccolta in sé: presente al suo corpo, interamente attenta a quello che sta per accadere, libera nella mente e nel cuore, con la disponibilità di fare spazio al Cristo che viene e va accolto.
Noi siamo prima di tutto un corpo. Prima di avere un nome noi abitiamo un corpo.
La storia di Simona Atzori ci ha impegnati a riflettere che abitare un corpo senza braccia non vuol dire essere diversi, ma unici e speciali.
Simona è unica quando afferma che per renderla completa il Signore ha progettato e disegnato il suo corpo senza braccia. È speciale quando, dopo aver danzato e dipinto, afferma: “non credo proprio che il Signore mia abbia tolto qualcosa”.
Questa testimonianza ha dato senso e significato profondo sul valore della bellezza e sulle scelte di Dio... che non sono mai escludenti.
Anche se le voci del mondo non ce lo ricordano mai, noi siamo guardati, pensati e scelti da Dio per accogliere il Verbo, a prescindere dalla condizione fisica e da ogni nostro turbamento e inadeguatezza.
Questa storia inoltre ci ha offerto innumerevoli spunti di riflessione:
1) riflettere sia sul rapporto con il corpo e i suoi cambiamenti che sulle difficoltà di accettarsi e sentirsi accettato dal gruppo e dalla società.
Quanto ritengo importante l’aspetto fisico? Il mio atteggiamento e il mio aspetto comunicano qualcosa di chi sono io o dei valori in cui credo oppure mi adeguo alla massa?
2) Il corpo non è semplicemente una macchina sulla quale agire a proprio piacimento. È una parte di noi stessi che ha dei limiti ,…, limiti che dobbiamo saper ascoltare.
Il problema delle dipendenze e degli interventi sul proprio corpo [dai piercing e tatuaggi fino alla chirurgia plastica] ,…, so comprendere ciò che mi danneggia? Come vivo il confronto con i modelli imposti dalla società? Fino a che punto influiscono sul rapporto che ho con il mio corpo?
3) Il rispetto del proprio corpo in quanto tempio dello Spirito Santo. Il brano evangelico, “ama il prossimo tuo come te stesso”, ci aiuta a riflettere sull’accettazione di sé e del volersi bene in quanto figli di Dio ,…, condizione fonda- mentale per la fede.
Oggi, Cristo entra fisicamente in contatto con noi attraverso l’Eucarestia e la Chiesa [corpo di Cristo].
A conclusione del 2° modulo abbiamo incontrato e ascoltato la testimonianza di chi per professione si interessa del corpo degli altri: il dott. Sansone Luigi
Quello che segue sono dei frammenti dell’intervento più completo e profondo che l’amico Luigi, ha esposto con delicatezza, amore e rispetto nei confronti del CORPO sofferente.
una voce [dell’educatore] fuori campo
francesco sicuro
“Cos’è il corpo?
Il corpo è uno dei quattro elementi costitutivi dell’uomo.
L’uomo è una realtà espressa da quattro parole greche:
1. SOMA - [corpo…]
2. PSICHE - [spirito…]
3. POLIS – [famiglia, comunità, città…]
4. COSMOS - [terra…]
L’uomo è, (non soltanto ha), un corpo (il corpo non è solo il supporto dell’anima).
L’uomo è,(non solo ha) psiche, anima, vita, pensiero.
L’uomo è (non solo ha) anche polis, famiglia, comunità, città, chiesa.
L’uomo non è solo un individuo ,…, è anche una relazione [polis], è famiglia, comunità, città… Se si toglie la RELAZIONE l’uomo muore. Non a caso Gesù dice: “ama il prossimo tuo come te stesso”, non solo come un altro che ha gli stessi tuoi diritti e doveri, ma come parte del tuo stesso essere.
Quando si ha relazione con gli altri, se contemporaneamente non si è questa relazione, si è già caduti nell’alienazione.
L’uomo è cosmos, mondo, terra…. non è fuori dalla terra, è la terra dove vive. L’uomo non solo ha il mondo, ma è il mondo…
L’uomo non è solo la tribù degli umani più o meno separata dal resto da sfruttare: animali cose, terra, universo. Egli è tutta la terra, poiché la terra fa parte dell’essere umano (ecologia). Vedi il cantico delle creature di S. Francesco.
E DIO?
Per l’uomo di fede Dio da senso e significato ai quattro elementi.
L’indefinibile elemento divino, manifesto e nascosto, misterioso, questo soffio, questa Presenza trascendente e immanente conferisce alle cose la loro identità cosi come all’uomo.
Mi sforzo di curare il corpo con la consapevolezza che di fronte ho l’uomo identificato nei quattro elementi costitutivi: Soma, Psiche, Polis, Cosmos.
Un corpo che soffre è uno spirito che soffre, è una famiglia che soffre, e la terra che soffre. L’azione del medico non può non tener conto di tutto ciò, perché altrimenti rischia di diventare un ciarlatano e di somministrare, come dice un aforisma arguto, sostanze (farmaci) che non conosce ad un corpo che conosce ancora meno.
Quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto a fare il medico?
…”sebbene conosci tante cose in realtà non sai niente”…
Con questa consapevolezza, che è cresciuta nel tempo, ho iniziato la mia professione ,…, cosciente che non è stata una scelta preordinata ,…, ma l’ho ritrovata strada facendo.
Volevo essere utile, ma non immaginavo come, e man mano che mi inoltravo negli studi, la strada si apriva davanti tra mille difficoltà ma anche tra tante soddisfazioni, con il richiamo sempre dei miei genitori a essere per gli altri, per chi ha bisogno anche quando è faticoso.
Così come ognuno di noi scopre la propria VOCAZIONE … “camminando” [in un atteggiamento di ascolto; in ascolto con la propria interiorità, con gli altri e con Dio].
La cosa più immediata di questa professione è il TOCCARE il corpo. Quel corpo che ognuno tende a mantenere integro e inviolato.
Quando si sfiora, ad esempio sull’autobus, una persona che non si conosce, si chiede scusa, proprio per il rispetto che si deve alla propria e altrui integrità.
Una persona si può toccare per intimità o per atto violento, per una carezza o per uno schiaffo.
Il medico pur non essendo intimo è autorizzato a toccare il corpo altrui, a violare l’integrità (spogliare e/o tagliare) e allora deve stare attento a che il suo gesto non sia violento ( violenti si è anche quando si è sbrigativi e “sufficienti” senza l’attenzione dovuta) ma sia benefico. Quello che cura è la relazione non solo le medicine, e quando queste falliscono e la malattia avanza, quello che rimane è proprio la relazione istaurata.
In un film datato, “ il posto delle fragole” di Bergman, alla domanda di quale fosse il primo dovere di un medico si rispondeva: il primo dovere del medico è quello di chiedere perdono…
Ecco questo penso debba essere l’atteggiamento del medico.
Quando ci avviciniamo ad un corpo dovremmo avere un atteggiamento di chi chiede SCUSA e PERDONO. Come quando si prende l’ostia consacrata, il Corpo di Cristo!
Soddisfazioni e delusioni
Svolgendo la professione di medico ci sono delle soddisfazioni ma anche tanta sofferenza. Quando il paziente sta bene anch’io sto bene, ma quando il paziente sta male io soffro ,…, perché quando curo un altro, curo me stesso.
Quando sono di fronte alla morte dell’altro vedo anche la mia morte […].
Compito particolarmente difficile è accompagnare la persona sofferente fino alla fine infausta della malattia senza toglierle la SPERANZA per questo è importante la RELAZIONE…
“Il medico lo ha licenziato, non c’è più niente da fare”. Queste parole non si dovrebbero mai dire perchè sono come un pietra tombale che si mette su una persona ancora viva, una persona che è corpo ,anima, comunità, terra. Si sotterra la speranza!
In tutto questo è importante la Fede.
La fede evita di inorgoglirmi quando ci sono dei risultati positivi e di deprimermi quando c’è una sconfitta.
Quando una persona guarisce, per me che vivo la fede, che sono un credente,…, è Dio che interviene, io sono semplicemente uno strumento, io devo semplicemente accompagnare e supportare con le mie conoscenze e con la mia solidarietà il mio compagno di viaggio incappato nel brigante della malattia.
luigi sansone
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